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Angelo Bonelli in fuga: “Pronto a tornare in Amazzonia”, tremano gli indios

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Lorenzo Mottola 07 febbraio 2024

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Immaginate la già precaria situazione degli indios Zo’e, una tribù di selvaggi che per migliaia di anni è riuscita a evitare ogni contatto con la civilizzazione. Poi qualcuno ha deciso di costruirgli un aeroporto proprio di fianco alla capanna e chi hanno visto scendere da uno dei velivoli? Angelo Bonelli, quello che dichiara non impiegare mai più di sessanta secondi per farsi una doccia. Si comprende facilmente perché la tribù si sia rapidamente spopolata negli ultimi anni. Ma non è finita qui.

In un’intervista pubblicata ieri dal Fatto, il leader dei verdi è tornato a parlare di alcune delle sue più intime passioni: l’amore bucolico (o camporella, per dirla più sensatamente alla Vanzina) e l’Amazzonia. Anche se non sembra, la prima questione c’entra molto con la carriera del leader ecologista: «La mia storia politica ha una radice estremamente romantica», spiega. E non osiamo sindacare sulla sua idea di romanticismo. «Amavo follemente una ragazza, ci incontravamo in un luogo cespuglioso appena dietro il mare di Ostia. Effusioni, passeggiate, felicità pura». Il nostro evita di entrare nei dettagli ma è come se ci avesse dato di gomito. Poi succede un fattaccio: «Un giorno vedo un cartello: qui sorgerà un palazzo». E così Bonelli, invece di arrendersi all’idea di incontrare la sua bella al chiuso, ha scelto di lottare per poter continuare a farlo all’aria aperta. Si giustifica ora l’amore per l’Amazzonia, dove gli incontri “in luoghi cespugliosi” sono sostanzialmente un obbligo.

Io e lei dietro a quel cespuglio: le grottesche confessioni del focoso Angelo Bonelli

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In sintesi: Bonelli dichiara voler tornare nella selva per la pensione o comunque per godere del meritato riposo dopo i tanti successi, dalla candidatura di Soumahoro all’indimenticabile seduta in cui si presentò con dei sassi rubati dal letto dell’Adige in mano per accusare il governo per la siccità. Un bell’assist per la Meloni, che replicò: «Mica l’ho prosciugato io il fiume, non sono Mosè». Carico di tutti questi ricordi, prenderà il primo volo: «L’Amazzonia è il mio orizzonte, il mio destino. Vorrei tornare da dove sono partito», dichiara nell’intervista. E il resto della storia la si scopre leggendo i vecchi scritti da attivista di Bonelli: «Gli Zo’è sono totalmente isolati e vivono alle stesse condizioni di come vivevano millenni fa. Per raggiungerli, dopo essere stati autorizzati dal governo brasiliano, si parte dall’aeroporto di Santarem e con un piccolo aereo a quattro posti, dopo un’ora e quaranta di volo in direzione Nord verso il confine con il Suriname, si atterra su una pista lunga non più di 500 metri».

Patto scellerato, ambiente minacciato. Autonomia, Bonelli e sinistra al delirio: caos in aula

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Qui si trovano questi poverini, «popolo dell’utopia possibile dove l’infelicità è sconosciuta e l’organizzazione gerarchica non esiste, un popolo che vive in totale armonia con la foresta». Certo, la descrizione del popolo povero e felice perché s’accontenta di poco è un filo ingenua. Anche perché i problemi ci sono, lo dice pure lui: «Il processo di occupazione e sfruttamento selvaggio del territorio amazzone ha sterminato la maggior parte della popolazione nativa della foresta. Diversi popoli indios impotenti di fronte alle invasioni, e resistendo con forza alla distruzione della foresta, si sono addentrati in aree remote della foresta amazzonica avviando un processo voluto e radicale di resistenza». E così ecco che arriva Bonelli a salvarli. O forse no. Perché va detto che c’è un altro piccolo nodo: «Nella metà degli anni 90 dopo i contatti, seppur intermittenti, con persone bianche gli Zo’è subirono forti epidemie: nel 1998 la popolazione indios si ridusse a 130 unità, mentre ora grazie ad un processo di recupero demografico contano una popolazione di 208 unità». Cioè sono proprio gli attivisti, i giramondo e gli esploratori come Bonelli che spesso portano le malattie agli indios. Ma non si ferma la passione… 

quando il cervello è mononeurale:

Stupro di Catania? Toh, cosa “scorda” Laura Boldrini: ecco cos’è la sinistra

Alessandro Gonzato 06 febbraio 2024

Shh, silenzio. “Non una di meno”, e non una parola sui responsabili dello stupro di Catania. Di più: nelle ore in cui è emersa la violenza sessuale di gruppo di cui sono accusati sette egiziani – vittima una 13enne – l’associazione femminista e transfemminista ha lanciato la manifestazione dell’8 marzo contro «la violenza patriarcale strutturale radicata nel sistema capitalista e razzista che ci opprime, ci sfrutta, che si nutre di diseguaglianze e gerarchie».

Un attimo: gli stupratori (tecnicamente presunti) sono nordafricani, e «la violenza patriarcale» è «radicata nel sistema razzista». Queste pseudo-femministe hanno il senso del rùmor. C’è dell’altro, perché la protesta dell’8 marzo sarà anche contro il governo dei “razzistacci”, e sarebbe stato strano il contrario: «Questo», hanno detto durante la loro assemblea nazionale di Bologna, nel fine settimana, «deve essere uno sciopero di forte opposizione alla Meloni. Questo governo ha varato una legge di bilancio molto ideologica, che avrà ricadute terribili sulle nostre vite di donne, persone migranti e queer». Rilanciano: non solo i «femminicidi», ma anche i «transicidi non sono casi isolati, ma il prodotto del patriarcato».

Per il Pd gli stupri non sono tutti uguali: la Lega smaschera compagni

“Per il Pd gli stupri non sono tutti uguali”: la Lega smaschera compagni

L’INQUISIZIONE

Sabato sera, dopo “l’assemblea plenaria”, le Torquemada dell’uomo bianco ed elettore di destra si sono prodigate in una “passeggiata arrabbiata” per il capoluogo emiliano, momento che ha preceduto un “secret party” di cui ovviamente non possiamo riferire. Le paladine fucsia erano scese in strada anche dopo l’omicidio della povera Giulia Cecchettin, e anche allora avevano urlato contro la premier, Salvini, gli xenofobi di Fratelli d’Italia e della Lega, si è salvata Forza Italia perché purtroppo Berlusconi non c’è più. «Potete parlare dello stupro di Catania?», chiede all’associazione qualche povero illuso, sui social. “Non una di meno”, nella sua assise, ha tuonato contro le camicie nere che a Palazzo Chigi devono «prendere posizione contro quello che sta avvenendo in Palestina». Giusto: perché “Non una di meno”, sempre in difesa delle donne – si capisce – ormai è solita sfilare pure in difesa degli uomini che le donne in certe zone del mondo le trattano peggio delle bestie. Bocciate all’esame di coscienza, oltre a quello di conoscenza.

Lo definirei una persona dolce. Stupro di Catania, scoppia il caso su uno degli egiziani

“Lo definirei una persona dolce”. Stupro di Catania, scoppia il caso su uno degli egiziani

Attenzione, sui fatti di Catania spunta una dichiarazione del Pd. È di Lara Torrisi, un’attivista locale: «Adesso le violenze vengono strumentalizzate. Si sta dando una lettura xenofoba che noi respingiamo, è solo un’altra forma di violenza». Capito? Adesso, non prima, le violenze vengono strumentalizzate. Poi c’è la Schlein – eccola Elly– alla quale lo staff deve aver consigliato di parlare meno, e lo capiamo. Solo che non devono averle detto che se dopo l’uccisione della Cecchettin commessa da un criminale italiano urli che «serve consapevolezza per sradicare la cultura patriarcale di cui è imbevuta la nostra società» – oltre a molto altro – dopo tre mesi per un fatto altrettanto brutale non puoi tacere, altrimenti a qualcuno viene il sospetto che l’hai fatto perché di mezzo ci sono degli immigrati arrivati clandestinamente. Maligni. Che poi, ignorando i consigli di chi le cura la comunicazione – ma non l’abbigliamento – in questi giorni Elly ha commentato di tutto: Sinner, Orbán, poi ha pubblicato su Facebook le sue “tappe elettorali”, e manca solo il Festival di Sanremo, ma non dubitiamo che qualcosa sui Ricchi e Poveri le esca, tipo “Nel mio futuro che cosa c’è?/ Sarebbe bello se fossi un re/ Così la bionda americana/ Osi innamora o la trasformo in rana”.

Il Pd però non canta. Tra le pochissime eccezioni, oltre alla Torrisi, la dem Laura Boldrini, soprano di vaglia, che si è lanciata nel solito acuto. Su “X” (il vecchio Twitter) ha intonato che «il patriarcato, la legge del maschio prevaricatore non conosce né età né latitudine. Bisogna agire e agire in fretta», ha aggiunto, «oltre il piano della sola repressione». Vuole rieducare le giovani risorse egiziane con un corso di musica? Riportiamo solo il primo delle decine dei commenti sotto il suo messaggio: «Manca un dettaglio», ha contestato Next Owner, «stupratori egiziani, un reato su 3 (le violenze sessuali sono il 40%, ndr) è commesso da stranieri, che sono l’8% della popolazione. L’immigrazione fuori controllo avvallata dal Pd per decenni ha prodotto un disastro. Non potete parlare».

che bello capire lo 0,001% di un beato:

Bologna città 30, multato il primo automobilista: andava ai 39 km/h

Sotto le Due Torri è arrivato il D-day, in funzione ci sono tre telelaser e quattro infovelox. Fermata una seconda persona alla guida, che faceva i 44 km/h. L’ispettore Pizzardi: “Le sanzioni verranno elevate se si superano i 36 km/h considerando i 5 km di tolleranza”